15 Aprile 2019 Ulisse

Organizzare concerti fa male al cuore #1: La puntualità

Se ben ricordo, bazzico nell’ambito dell’organizzazione eventi in maniera più o meno professionale da almeno 8 anni e se dovessi pensare a una parola per descriverli sarebbe una e una sola: ansia.

Sono una persona estremamente apprensiva, lo sono in tutte le occasioni. Ho un’ossessione maniacale per la puntualità che mi spinge ad arrivare sempre in anticipo a tutti i miei appuntamenti (molte volte anche in anticipo sull’anticipo che mi ero prefissato).Questo mi porta a vivere una vita di solitudine e cocenti delusioni visto e considerato che la maggior parte delle persone che conosco va in direzione ostinata e contraria.

Se ci spingiamo nell’ambito dei concerti, questa mia condizione raggiunge livelli cosmici.

Parliamoci chiaro, tutti sanno che a Torino è lo spettatore medio che decide l’inizio dei concerti, ed è altrettanto lampante che si possa comunicare in ogni modo l’ora di apertura porte e inizio del live ma di sicuro, a parte 4 stronzi (compreso il sottoscritto), tutta la gente arriverà almeno un’ora e mezza dopo.

Per farvi capire il mio dramma vi propongo un esempio calzante: facciamo finta che Dotto organizzi un live e ipotizziamo di fare apertura porte alle 21.00 e inizio concerti alle 22.00, potrete vedermi all’ingresso alle 19.30 con aria estremamente preoccupata.

Perché? Nulla di più semplice: nella mia testa si stanno aggrovigliando immagini di disfatta totale, dato che la gente non è già fuori a scalpitare alle 19.30, di sicuro sarà a un’altra serata da qualche altra parte. Ne consegue che la band si incazzerà con noi, il locale non ci darà un euro bucato, tutti i dotto dovranno mettere un sacco di soldi di tasca propria per ricoprire tutte le spese, dovremo ipotecare le nostre case e quelle dei genitori e alla fine saremo costretti a chiudere baracca e burattini.

Ora capite cosa devo affrontare tutte le volte?
Ecco, immaginate la mia gioia nel vedere persone arrivare alle 23.50 chiedendo: “Il concerto è già iniziato?” aggiungendo poi inutili scuse solo per non pagare il biglietto.
Lo so, lo so, sono sempre troppo esagerato, ma è una battaglia che non riesco a evitare di combattere sebbene io perda ogni santa volta.

Vi chiederei quindi una cortesia: quando sarete a cena fuori e vi starete chiedendo se avete ancora tempo per dolce, caffè e ammazza caffè, pensate al sottoscritto che vi aspetta davanti all’entrata… ancora meglio: immaginatemi con l’espressione di Dumbo appena viene separato dalla madre.

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