8 Aprile 2019 Michele

Avere vent’anni #1: UP

Gli anni delle medie sono stati uno schifo.
Non ero più del tutto un bambino, non ero ancora neanche lontanamente un ragazzo.
Non ho frequentato una scuola facile, tra figli di galeotti e gente che la gattabuia l’avrebbe assaggiata in prima persona solo pochi anni dopo.
Nella confusione che regnava sovrana dentro di me, mi sono ritrovato all’interno di un branco animato da dinamiche vergognose: bullismo, intimidazione psicologica continua e di bassissimo livello nei confronti dei compagni esterni al suddetto branco, sudditanza nei confronti di un fantomatico “capo” che si è poi rivelato essere il più grande coglione mai incontrato.
Uno capace di passare (seriamente) dall’acquisto della bandiera del Che in gita di terza media a Venezia a una foto profilo raffigurante un gerarca nazista sul neonato Facebook.

Sono stato uno studente pessimo per tutta la scuola dell’obbligo, ma in quei 3 anni ho avuto i professori peggiori in assoluto. Ho perso la matematica per strada per colpa di un’insegnante che era interessata soltanto a preparare lo spettacolo di fine anno, con noi in fuseaux neri, maschera di gesso e Carmina Burana come colonna sonora.
Ho da poco trovato la foto di classe della seconda media e dietro, insieme a tutte le altre dediche, ce n’era una della prof di italiano che recitava: “Buona estate. Un po’ di lontananza farà bene a tutti e due”.

Per contrastare gli anni di bullismo ho intrapreso una strada irta di autoflagellazione, una sorta di bilanciamento eccessivo spingendo sui lati più morbidi della mia personalità e un sacco di scuse nei confronti dei miei/nostri bersagli.
Molto più immediato e semplice il mio percorso di espiazione dell’altra grande colpa che ha macchiato quei miei anni: aver ascoltato musica del cazzo. La musicassetta incriminata, per fortuna solo una, era una TDK verde trasparente, piena di Gigi Dag, 883 e robe ignobili tipo Lo Zoo di 105 live all’Acquafan di Riccione.
Io al mattino mettevo la TDK verde nel walkman, per salvare le apparenze, ma appena rincasavo la toglievo per sostituirla con i miei veri ascolti dell’epoca: ricordo distintamente di aver distrutto le cassette di “Enema of the State” e “The Fat of the Land”, di “La Morte dei Miracoli” di Franki Hi-nrg, “Nine Lives” degli Aerosmith, “Superunknown” e “Down on the Upside” dei Soundgarden, e praticamente tutti i R.E.M.
I R.E.M. affascinanti ma per me ancora enigmatici di “Document” e “Life’s Rich Pageant”, i R.E.M. ammalianti e scintillanti di “Automatic for the People” e “Out of Time”, i R.E.M. (secondo me) al top della forma di “New Adventures in Hi-fi” e “Up”.

Ho vissuto in quegli anni due vite separate sotto tutti gli aspetti.
Scrivevo e consegnavo, ovviamente di nascosto, tremende lettere zeppe di melassa alla ragazza che mi piaceva, Eleonora, lettere sincere ma che nelle mani sbagliate mi sarebbero valse anni di botte e sfottò.
Quando finalmente Eleonora mi concesse un pomeriggio in giro insieme io mi presentai in giubbotto bombato e gel nei capelli. Lei mi liquidò dicendomi: “O tu non sei quello delle lettere o non sei la persona che ho davanti. E secondo me non sei come ti vedo oggi.”
Aveva ragione da vendere.
Da quel momento in poi ho iniziato a realizzare quanto fosse impossibile mentire alla mia natura, quanto poco ci avrei messo a dimenticare l’inutilità di “L’amour toujours” e “Cuba Libre” e che grande aiuto mi hanno dato, mi danno e mi daranno le canzoni dei quattro di Athens, Georgia.
Una su tutte “Walk Unafraid”, che mi è cresciuta dentro anno dopo anno, facendomi sentire sempre più a mio agio nel prendere atto di appartenere ai reietti, di sentirmi vero e vivo con gli esclusi, gli strambi e i devianti.

I was brought into this life a little lamb
A little lamb
Courageous, stumbling
Fearless was my middle name

But somewhere there I lost my way
Everyone walks the same
Expecting me to step
The narrow path they’ve laid
They claim to
Walk unafraid
I’ll be clumsy instead
Hold me love me or leave me high

Say “keep within the boundaries if you want to play”
Say “contradiction only makes it harder”
How can I be
What I want To be?
When all I want to do is strip away
These stilled constraints
And crush this charade
Shred this sad masquerade
I don’t need no persuading
I’ll trip, fall, pick myself up and
Walk unafraid
I’ll be clumsy instead
Hold me love me or leave me high

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